La Sede aziendale si trova a metà strada tra San Godenzo e Castagno d'Andrea in una piccola valle posta al di sotto della località Caprile. L'edificio oggi denominato Il Casone è situato su un costone roccioso in posizione
elevata e solatia ed ospita oltre alla abitazione dei proprietari anche uno studio d'artista. La roccia su cui posa Il Casone altro non è che la parte finale di una conformazione geologica che
scendendo dal monte Falterona divide la valle di Castagno d'Andrea, con la
catena principale dell'Appenino da una parte ed i monti che chiudono l'arco
maestoso del Falterona dall'altra.
A destra ed a sinistra della casa corrono due torrenti
ricchi di acque: il Fosso di Castagno ed il Fosso del Falterona i quali
unendosi alla fine del costone roccioso danno vita al Godenzo, affluente della
Sieve. I due fossi nella loro discesa verso valle attraversano profondi canyon,
molto belli da percorrere a piedi in estate e creano numerose cascate, tra
tutte la più famosa è quella di Calabuia meta di numerosi bagnanti nella bella
stagione.
L'origine del Casone è molto antica, lo troviamo in un documento
del 31 agosto del 1366 in cui la Signoria di Firenze informa gli
"offitiali e comune di San Gaudenzio..." di aver acquistato tutte le
"Ville" che componevano la valle del Falterona da "Guido Conte
di Modigliana..." e da "Antonia sua figliola...". Tra queste
Ville viene menzionata Sirignana di Sotto, attuale Casone, lo stesso toponimo
che ritroviamo nelle Mappe dei Capitani di Parte Guelfa circa 200 anni dopo
(1580-1595), toponimo da mettere in relazione a Sirignana di Sopra, borgo
medievale tuttora esistente col nome di Serignana che si trova salendo a circa
20 minuti a piedi, lungo il sentiero che porta a Castagno d'Andrea.
Dopo l’accorpamento del comune di Castagno con quello di San
Godenzo avvenuto alla fine del 1796, nel catasto del Granducato di Toscana del
1824, l’edificio è rilevato di grande dimensioni col nome di Case di Sopra.
Vicino è presente un mulino che comprendeva solo la macchina molitoria per cui
presumibilmente Il Casone costituiva l’abitazione del mugnaio. Finalmente nel
catasto del 1932 Il Casone viene riportato col nome attuale sebbene risulti
com'è oggi, cioè molto ridimensionato in seguito ai molti terremoti che si sono
succeduti nell'Appennino Tosco-romagnolo, in particolare quello disastroso del
1919.
Dal Catasto Leopoldino (1824): l'edificio più piccolo in
basso è il Mulino
Nella facciata grande del Casone è inserita una pietra con
una data 1880 (?), in genere queste pietre venivano inserite in occasione di
"ricostruzioni" o ristrutturazioni
dovute anche agli ampliamenti. Un altro fatto traumatico è stato
determinato dagli eventi della Seconda Guerra mondiale che qui ha seminato
morte e distruzione. I paesi di Castagno d'Andrea e San Godenzo furono fatti
saltare in aria, con l'unica eccezione dell'Abbazia benedettina di San
Gaudenzio la quale si salvò per merito del coraggioso parroco Ermindo Melani. Il prete infatti riuscì a convincere il Comando tedesco a risparmiare la chiesa facendo sapere
loro, attraverso i documenti dell'Archivio di Stato di Firenze, che l'Abbazia
era stata fondata dal vescovo tedesco Jacopo il Bavaro. Le forze armate
tedesche incendiarono anche le case sparse nella campagna ed alcune pietre
della facciata del Casone riportano i segni di quel fuoco.
Nel dopoguerra la casa venne nuovamente ricostruita e per un
periodo ebbe funzioni di scuola di campagna anche perchè nel frattempo il
mulino era stato dotato dell'abitazione per il mugnaio. In seguito fu adibita a
stalla e pollaio fino alla rinascita avvenuta nel 1972 come seconda casa per vacanze. In anni recenti, con ulteriori ristrutturazioni che l'hanno resa
fruibile anche in inverno, il ritorno alla funzione originaria di casa
abitata stabilmente.